The Silent Masters of Sicily: The Olive and Carob Trees

As Leonardo Sciascia once said, Sicily is an island out of time, where every stone tells a story and every corner is a work of art. A land of contrasts, of mixtures, of clashes and encounters, it is the soul of the Mediterranean, a bit Arab, a bit Norman, but also Spanish, Greek, Roman, Phoenician: in a word, mestizo.

Each piece of this island jealously guards different stories and identities which, all together, make up the rich and complex Sicilian ethos. Among all these “Sicilies”, there is a precious and hidden one, baroque and peasant, so far south that it is further south than Tunis: Ragusa, where farmers and herders, guardians of the territory, have always lived following the cycles of nature and the countryside, where the sun kisses the earth with ardor and the wind whispers ancient stories.

In this strip of Trinacria where lush green countryside dotted with white dry stone walls, between sea and hills, two trees have always stood as unchanging and silent symbols of peasant culture: the olive tree and the carob tree.Children of this generous land, they embody two different souls, united by a common destiny: to nourish and accompany the life of the peasant.

The olive tree, a green patriarch, with its solid and wrinkled trunk and its silvery foliage, reigns supreme over the hills. Its roots, deep as peasant memory, cling tenaciously to the earth, absorbing its strength and vitality. Each leaf, a drop of emerald sparkling in the sun, contains the secret of a precious oil, the fruit of wise care and tireless work. The olive tree is life, it is sap that flows in the veins, the condiment that enriches the table, the balm that soothes wounds. It is the symbol of tenacity, patience, and peasant wisdom, which awaits with confidence the fruits of its labor, year after year, generation after generation.

The carob tree, a resilient giant, stands out against the sky with its mighty branches, almost as if to protect the land below. Its leaves, leathery and dark, offer shelter from the scorching sun, while its fruits, similar to brown pods, contain an unexpected treasure: a sweet and nutritious pulp, a precious source of energy for men and animals. The carob tree is humility, it is silent strength, it is the silent companion of the peasant, who with its generous fruit integrates the meager diet and supports the work in the fields. It is the symbol of frugality, tenacity, and the ability to find wealth even in the simplest gifts of the earth.

One, a symbol of life and abundance, the other, an emblem of strength and humility. Both, rooted in the earth and reaching towards the sky, tell a story of love for the land, respect for nature, dedication to work, and values handed down from generation to generation. They are the peasant soul that still beats in the heart of this land kissed by the sun, a soul rich in ancient wisdom and timeless beauty.

From the wise infusion of the leaves of these iconic trees, following scrupulously an ancient family recipe handed down from generation to generation, comes ULIBBO, the award-winning liqueur that tastes like the Ragusa countryside. Click here to learn more…

Il patriarca verde e il gigante resiliente: l’ulivo e il carrubbo, testimoni silenti della civiltà contadina siciliana

Come sosteneva Leonardo Sciascia, la Sicilia è un’isola fuori dal tempo, dove ogni pietra racconta una storia e ogni angolo è un’opera d’arte. Una terra di contrasti, di commistioni, di scontri e di incontri, che è l’anima del Mediterraneo, un po’ araba, un po’ normanna, ma anche spagnola, greca, romana, fenicia: in una parola meticcia.

Ogni pezzo di questa isola custodisce gelosamente storie e identità diverse che, tutte insieme, compongono il ricco e frastagliato ethos siciliano. Tra tutte queste “Sicilie”, ce n’è una preziosa e nascosta, barocca e contadina, così a sud da essere più a sud di Tunisi: Ragusa, dove i contadini e gli allevatori, custodi del territorio, hanno sempre vissuto seguendo i cicli della natura e della campagna, dove il sole bacia la terra con ardore e il vento sussurra storie antiche.

In questo lembo di Trinacria in cui verdeggiano rigogliose campagne puntellate da candidi muri a secco, tra mare e colline, due alberi si ergono da sempre a simboli immutabili e silenti della cultura contadina: l’ulivo e il carrubo. Figli di questa terra generosa, incarnano due anime diverse, unite da un destino comune: nutrire e accompagnare la vita del contadino.

L’ulivo, patriarca verde, con il suo tronco solido e rugoso e la sua chioma argentea, regna sovrano sulle colline. Le sue radici, profonde come la memoria contadina, si aggrappano tenacemente alla terra, assorbendone la forza e la vitalità. Ogni foglia, una goccia di smeraldo scintillante al sole, in cui racchiude il segreto di un olio prezioso, frutto di cure sapienti e lavoro instancabile. L’ulivo è vita, è linfa che scorre nelle vene, il condimento che arricchisce la tavola, il balsamo che lenisce le ferite. È il simbolo della tenacia, della pazienza, della saggezza contadina, che attende con fiducia i frutti del proprio lavoro, anno dopo anno, generazione dopo generazione.

Il carrubo, gigante resiliente, si staglia contro il cielo con i suoi rami possenti, quasi a voler proteggere la terra sottostante. Le sue foglie, coriacee e scure, offrono riparo dal sole cocente, mentre i suoi frutti, simili a baccelli marroni, racchiudono un tesoro inaspettato: una polpa dolce e nutriente, preziosa fonte di energia per uomini e animali. Il carrubo è umiltà, è forza silenziosa, è il compagno silenzioso del contadino, che con il suo frutto generoso integra la magra dieta e sostiene il lavoro nei campi. È il simbolo della frugalità, della tenacia, della capacità di trovare ricchezza anche nei doni più semplici della terra.

L’uno, simbolo di vita e abbondanza, l’altro, emblema di forza e umiltà. Entrambi, radicati nella terra e protesi verso il cielo, raccontano una storia di amore per la terra, di rispetto per la natura, di dedizione al lavoro, di valori tramandati di generazione in generazione. Sono l’anima contadina che pulsa ancora nel cuore di questa terra baciata dal sole, un’anima ricca di sapienza antica e di una bellezza senza tempo.

Dalla sapiente infusione delle foglie di questi alberi iconici, seguendo in modo scupoloso un’antica ricetta di famiglia tramandata di generazione in generazione, nasce ULIBBO, il pluripremiato liquore che ha il sapore delle campagne ragusane. Clicca qui per saperne di più…

L’amaro ragusano Ulibbo medaglia d’oro al Sicilian Food Awards

Un ulteriore riconoscimento per un’eccellenza che ha il gusto delle campagne ragusane

Ulibbo, il liquore che nasce nelle campagne ragusane da un’antica ricetta che prevede l’infusione di foglie di ulivo e carrubo, conquista il primo posto nella Categoria Liquorifici e Distillati ai Sicilian Food Awards. Il riconoscimento arriva a pochi mesi di distanza dalla medaglia d’argento al World Liqueur Awards di Londra, uno dei più importanti contest mondiali nel campo della liquoristica. Nel 2022 è stato premiato il Sol&Agrifood – Il Golosario che premia le eccellenze agroalimentari italiane, ricevuto al Vinitaly 2022. Il liquore siciliano, grazie a questo riconoscimento, concorrerà all’Italy Food Awards che premia le eccellenze agroalimentari italiane.

Dentro Ulibbo c’è la Sicilia, la campagna di Ragusa, il sole che illumina e riscalda questo angolo di paradiso. E poi ancora gli ulivi secolari, i maestosi carrubi che si presentano con tutta la loro potenza olfattiva e aromatica in un distillato che nasce da un’antica ricetta di famiglia tramandata di generazione in generazione.

Ulibbo è realizzato all’interno del progetto Nativi dell’azienda agricola Verso le origini, associata a Confagricoltura, che nasce a Ragusa da un’idea maturata in anni di ricerche sullo sviluppo delle imprese e delle economie locali, sull’importanza del territorio e dei suoi prodotti e sull’impatto che le scelte alimentari hanno sulla salute e sull’ecosistema.

Confagricoltura Ragusa esprime vivissime congratulazioni a Edoarda Anzaldo e a Roberto Floridia per questo ulteriore riconoscimento a un prodotto ragusano che sta conquistando l’Italia e il mondo. La conferma che coltiviamo davvero eccellenze agroalimentari che brillano per qualità, innovazione e sostenibilità.